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Fabio Brusadelli, nato il 16 aprile 1961,
sposato con due figli.
I fatti: sabato18 settembre 2011 Fabio si trovava
a Bussolengo, in provincia di Verona, per un aggiornamento, di due giorni,
degli arbitri del CSI. Dopo la giornata di studio, del sabato, il gruppo
di arbitri è in albergo: la cena, quattro chiacchiere coi colleghi e poi a
riposare. Sono le 23,30, tutti si avviano alle loro camere, Fabio sale
qualche gradino e poi cade a terra privo di sensi. Un collega gli presta i
primi soccorsi, l’arrivo dell’ambulanza e il ricovero all’ospedale di
Borgo Trento di Verona.
La diagnosi “Ab Ingestis” (volgarmente cibo di traverso) con fibrillazione
del cuore e conseguente arresto cardiaco. L’arresto cardiaco dura ben 20
minuti. E’ sottoposto a ipotermia per limitare i danni cerebrali. Rimane
in coma per ben 3 giorni.
E’ martedì quando riapre gli occhi e, fatto straordinario, nessun danno
sembra abbia subito il cervello per quella lunga “assenza”. L’ultimo
ricordo i gradini dell’albergo mentre si avviava alla sua camera e un
colpo di tosse, ma altri sono i ricordi stampati nella sua mente…
Il suo racconto:
“Non ricordo niente di quei giorni trascorsi
nel reparto di rianimazione. Dopo aver perso i sensi la sensazione era
quella di essere aspirato, aspirato in un “altro mondo”, per
materializzarmi su una strada bianca, come una nuvola ma di materiale
consistente. In fondo alla strada una grande porta bianca. Dietro di me,
figure di persone, grigie, che io non ho mai conosciuto perché vissute
prima di me. Ai lati della strada centinaia, migliaia di persone, reali
persino nei colori, felici, ne distinguo i volti le sembianze, parlo con
tutti non c’è soggezione o deferenza, tutte persone che sono vissute negli
anni compresi dalla mia nascita sino ad oggi.
Dietro le persone più vicine a me altre persone non felici, in grigio e
sul fondo immagini di persone in nero che tentano di avvicinarsi ma che
sono trattenute da un gran numero di mani. Il paesaggio in cui sono
immerso è fantastico, i colori sono di una tonalità e lucentezza mai
visti, qui tutto mi è chiaro anche la verità su fatti e casi della vita
non risolti, ho la percezione di avere da “qualche parte” una famiglia ma
mi sento talmente bene che non avverto l’esigenza di spostarmi da qui. Mi
vengono poste delle domande su scelte e azioni della mia vita a cui
rispondo ma mi accorgo che le risposte sono già conosciute tutto è per
verificare la mia sincerità.
Comincio a camminare sulla strada e incontro un mio grande amico,
scomparso molti anni fa a soli 18 anni, che mi dice: oh, in de te veet in
duèe? tant te manden indree. Proseguo fino alla porta di luce bianca,
davanti trovo ad aspettarmi i miei genitori e mia zia Fernanda, alla quale
ero molto affezionato e anche lei mi chiede cosa facessi lì e mi dice:
turna indree che l’è mia ul to mument! Allora mi volto e torno indietro,
incontro ancora il mio amico che mi dice: te l’ho dii che te mandaven
indree! Visto che torni indietro dì a mia mamma che io sto bene di non
preoccuparsi per me. Arrivato da dove ero partito una forza contraria alla
precedente che mi aveva aspirato ora mi spinge…apro gli occhi e vedo tutto
bianco, una luce strana, vedo una ragazza con una visiera in plexiglass
che riflette strani bagliori di luce blu sui suoi capelli, che sia stato
rapito dagli alieni, penso, l’idea mi fa sorridere, una voce mi chiede:
perché ridi papà? E’ la voce di mia figlia, mi giro, anche lei ha una
mascherina ma di stoffa. Uno sguardo in giro, pareti bianche, macchinari,
tubi, finalmente realizzo che sono in un ospedale: sono tornato su questa
terra!”
Questo in sintesi il suo racconto interrotto da
momenti di commozione, nonostante il tempo passato. Qualcuno potrebbe
pensare ad un sogno, anche lui all’inizio lo pensava ma c’erano dei
particolari su alcune persone che aveva visto in quel “sogno” che lo
tormentavano, frasi sentite, vestiti che indossavano, particolari che
voleva chiarire.
“sin dal mio risveglio sentivo forte il desiderio di verificare se
quello che avevo visto era un sogno oppure no. Dopo alcune visite e alcune
telefonate mi rendo conto che tutto corrisponde, che quello che ho visto e
sentito non è frutto della mia fantasia ma è realmente accaduto a quelle
persone e, fatto straordinario, che quelle cose io non potevo saperle.
Ma non è tutto, queste “visioni” continuo ad averle ancora, giorno e
notte, e il tramite, con questo “nuovo mondo”, è il mio amico scomparso
che a volte si presenta a me accompagnato da altre persone…”
Dopo 3 settimane in rianimazione a Borgo Trento e 3 settimane di
riabilitazione a Villa Beretta il ritorno a casa.
Il 30 gennaio 2015 Fabio, ha un arresto respiratorio e, per la seconda
volta, entra in coma, per un giorno.
Al risveglio, questa volta, non ha
nessun ricordo particolare.
I medici tentano di spiegare ma non tutto è spiegabile, le cause possono
essere tante e nessuna.
Per quanto riguarda le“visioni” possono solo
constatare che non sta assumendo farmaci che possano provocargli
allucinazioni.
Noi abbiamo raccontato la sua storia senza voler
dare giudizi anche perché è difficile giudicare qualcosa che non siamo in
grado di comprendere, forse un giorno questo fatto e altri avvenimenti
oggi incomprensibili saranno anche per noi chiari.
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